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Cessione del quinto: gli obblighi del datore di lavoro

Cessione del quinto: gli obblighi del datore di lavoro

Datore di lavoro e cessione del quinto: obblighi e documenti

La cessione del quinto è una particolare tipologia di prestito concessa a dipendenti del settore pubblico e privato e ai pensionati. Fino al 2005, con il testo unico DPR 180/1950, la cessione del quinto era automatica soltanto per i dipendenti statali e pubblici. Con le integrazioni della legge 311 del 2004 e la legge 80 del 2005, è diventata un diritto anche per i dipendenti privati. Ma se il prestito è un diritto dei lavoratori, quali sono gli obblighi del datore di lavoro? Il datore di lavoro ha diversi obblighi, e tra questi rientrano il versamento delle rate mensili, prelevando l’importo dalla busta paga o dalla pensione, e la presentazione di determinati documenti.

Cessione del quinto: un diritto dei lavoratori

In Italia è una delle forme di finanziamento più richiesta perché presenta tanti vantaggi, tra cui il fatto che per legge è un diritto per i lavoratori dipendenti. Ciò significa che i dipendenti che soddisfano i requisiti previsti dalla legge hanno il diritto di chiedere questo tipo di prestito, e che il datore di lavoro è obbligato ad accettare la richiesta e di conseguenza a versare le rate trattenendole dalla busta paga o sul cedolino della pensione. Pertanto, chi riceve la cessione del quinto non deve preoccuparsi di pagare le rate in altri modi, ad esempio con bollettino postale o bonifico su conto corrente, né di rischiare di essere segnalato alle centrali rischi o al Crif, perché la cessione del quinto non rientra nei prestiti e nei finanziamenti analizzati da questi organismi. 

I documenti che deve presentare il datore di lavoro in seguito alla cessione del quinto

Al momento della sottoscrizione del contratto, il datore di lavoro nel caso di dipendenti pubblici e privati, l’INPS o la specifica cassa previdenziale nel caso dei pensionati, devono presentare all’istituto di credito che ha concesso il finanziamento i seguenti documenti:

  • Informazioni sul TFR del dipendente
  • Certificato dello stipendio
  • Informazioni sulle trattenute previdenziali o assistenziali;
  • Informazioni su IRPEF;
  • Certificazione della propria azienda, con cui l’ente erogatore valuta il rischio di perdita del lavoro del dipendente.

Gli obblighi del datore di lavoro in caso di licenziamento o dimissioni

Il certificato di stipendio comprende la retribuzione netta mensile, su cui si calcola il 20% della rata da trattenere, e comprende la paga base, la quota del TFR, e le altre informazioni riguardo alle altre trattenute. Di queste voci, quella relativa al TFR è molto importante poiché, in caso di licenziamento o di dimissioni del dipendente, il datore di lavoro ha l’obbligo di trattenere una parte del TFR e altre somme, come le ferie non godute come garanzia per la copertura delle rate restanti. Nel caso della cessione del quinto richiesta dai dipendenti pubblici o statali, l’obbligo di accantonare la parte del TFR maturata spetta all’INPDAP.

Il datore di lavoro ha l’obbligo di accettare la richiesta di cessione e di pagare le rate

A differenza della delega di pagamento, in cui il datore può rifiutare la concessione, la cessione del quinto prevede l’obbligo di accettazione. Inoltre, al datore di lavoro spetta l’obbligo di pagare le rate del prestito mensilmente, salvi i casi di chiusura o fallimento dell’azienda.

Che cosa succede se ci sono delle rate insolute?

Spesso capita, in particolare per la cessione del quinto ottenuta dai dipendenti del settore pubblico e statale, che le rate siano versate dal datore di lavoro non alla loro naturale scadenza, ad esempio al 27 del mese, ma con dei ritardi, a volte anche di 30 giorni. Questi ritardi, sommati ai tempi tecnici necessari per la ricezione del bonifico da parte dell’ente che ha concesso il prestito, possono determinare un processo che rallenta i tempi di estinzione del prestito. Il risultato è che, alla data di scadenza del prestito, possono risultare delle rate insolute, con delle spese maggiorate dovute al ritardo. Non c’è da preoccuparsi, perché il rimborso di queste spese avviene in automatico quando si ricevono i pagamenti delle rate. Il lavoratore dipendente non ha responsabilità in questo processo, e non rischia sanzioni né segnalazioni alle Centrali Rischi. Non è necessario sollecitare il rimborso di queste spese maggiorate, ma nel caso può essere utile inviare all’istituto di credito le fotocopie delle buste paga da cui risulta la trattenuta automatica del quinto.

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